La Distesa
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Gli anni ottanta e novanta

Alla morte di Domenico Dottori, nel 1973, i terreni e le vigne passano per successione al figlio Nazareno "Neno" Dottori, che insieme alla moglie Daniela decide di mantenere le proprietà di Cupramontana nonostante viva all'estero.
I genitori di Corrado, insieme alla nonna Leonilde Rossi che era usufruttuaria dei terreni, affidano la gestione del podere di San Michele a Pietro ed Elena Branchesi, fino ad allora mezzadri in contrada Follonica. Nel 1980 e nel 1983 vengono impiantate due nuove parcelle di vigneto e viene iniziato un piccolo commercio di vino sfuso a Milano. All'epoca si è nel pieno della crisi produttiva del Verdicchio: il mercato è invaso da vini leggeri e lavorati in modo industriale, imbottigliati quasi sempre in anfora, che condizionano l'immagine del territorio per molti anni.
Il "vino di Pietro" invece è un Verdicchio artigianale - da vigneron - vinificato in grandi botti di quercia con qualche giorno di macerazione sulle bucce. Un vino contadino alla maniera di Veronelli.
​Nel frattempo, siamo tra la fine degli anni ottanta e l'inizio degli anni novanta, qualcosa cambia: grazie ad Amplio Bucci a Montecarotto con il Villa Bucci, a Lucio Canestrari a Staffolo con il Gaiospino, alla famiglia Bonci e alla cooperativa Colonnara rispettivamente con il San Michele ed il Cuprese, tornano sul mercato bottiglie di Verdicchio importanti, capaci di esprimere il terroir e di sfidare il tempo.
Quando Pietro va in pensione, Corrado ha già maturato la passione per il vino e dà una mano ai genitori nei primi imbottigliamenti "hobbistici" del vino di Pietro: il "San Michele" de La Distesa nasce con l'annata 1996, e nel 1997 viene aperta una partita IVA a nome "Azienda Agricola La Distesa di Dottori Corrado".    
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In viaggio verso Cupramontana

"Decido di diventare un vignaiolo che è novembre. Sto in cima a un ulivo in mezzo a una luce scintillante, come solo d’autunno.
È un attimo. Mentre raccolgo le olive da un albero ultracentenario, della varietà chiamata carbonella, d’improvviso, mi trovo a riflettere seriamente sulla possibilità di cambiare radicalmente la mia vita.
Non più giacca e cravatta, non più quotidiani signorsì a grigi dirigenti di banca, non più transazioni finanziarie dalla dubbia moralità, non più relazioni fredde, vuote, anonime, non più una Milano decadente e decaduta di cui ho ormai assorbito con veemenza e disperazione ogni ultimo sussulto vitale.
No. Quello di cui ho bisogno è una distesa di colline, ampi spazi da respirare, un cane bianco. Pura libertà di immaginare, progettare, costruire. Semi da lanciare nel vento, alberi da piantare, da veder crescere, curare. Quello di cui ho bisogno sono segni tangibili, riconoscibili, concreti del mio rapido passare in questa vita, su questo mondo, per questa terra.
Così, proprio mentre compio il gesto naturale di sfrondare i rami per far cadere le olive nelle reti sottostanti, tutto mi appare chiaro, per la prima volta. La mia passione per il vino, l’amore troppo spesso taciuto per la mia terra, il sogno ben nascosto, eppure sempre presente, di una vita che proceda secondo regole differenti.
In quel preciso momento ignoro del tutto il «come». Ma mi è perfettamente chiaro il «perché». Come se tutta quella infinita mancanza di senso che ha accompagnato la mia adolescenza e la mia giovinezza di colpo fosse svanita. Come se tutta quella sensazione di vuoto che mi è parsa dominare gran parte della mia vita fosse stata spazzata via dalla distesa di colline che ho innanzi agli occhi, scintillante di luce autunnale, spazzata dal freddo vento di tramontana.
L’aria punge il viso. Mi siedo sulla terra fredda a guardare le vigne, ormai quasi prive di foglie. Respiro. Alla sera, nel letto, la mente viaggia verso quella che sarà una vita nuova.


Per il capodanno del 1999 io e Valeria decidiamo di partire per la Francia, da soli. Per la prima volta lasciamo gli amici al loro destino. Noi abbiamo il nostro da inseguire. 

La sera dopo siamo a cena in un minuscolo ristorante all’inizio della città vecchia di Cannes. Guardo Valeria e le dico tutto. Un casolare per noi. Una vigna. Un cane. Un agriturismo. Lavoro duro. Ma per noi. Un’idea del futuro diversa. Un salto nel buio insieme. O tutto o niente. Come piace a me.
Lei prende le mie mani fra le sue e sorridendo dice: «Sì»".

La Distesa - Via Colonara 1, 60034 Cupramontana. Le Marche. Italia. 
​

Telefono

+39 334 1976342

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distesa@libero.it

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Testi di Corrado Dottori e Valeria Bochi. Disegni di Lisa Gelli. Fotografie archivio fam. Dottori e Sandy Lam
©Azienda Agricola La Distesa 2002-2018 - 
p.IVA 02018460424
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