In direzione del cielo"È la vigna a rispondere. Col suo aspetto, le sue forme, la sua vegetazione. I tralci si distendono meglio, le foglie ingialliscono dopo, il vigneto appare come un elemento vivente che è solo parte di un ambiente naturale fatto di erbe e insetti e animali. E camminarci in primavera è una meraviglia. Immagini le radici, nel buio della terra, sensitive, cercare acqua e humus e minerale. Vedi i tralci che iniziano a spingere verso l’alto, verso la luce, arrampicandosi in direzione del cielo. E in mezzo le foglie che respirano. Creando energia. Mutando acqua e anidride carbonica e luce in sostanze nutritive. Qualcosa di straordinario che l’uomo, ancora, non è riuscito ad avvicinare.
L’osservazione della natura diventa allora qualcosa di esaltante, che trascende la scienza. Non più l’uomo scisso dalla natura, scienziato, che interviene e manipola. No. L’uomo nella natura. Parte della natura. Liberato dall’ossessione delle quantità. Come è bella una foglia di vite. Come è bella una coccinella rosso sgargiante su una foglia di favino verde fosforescente. È qualcosa di ancestrale a chiamarci. A rimettere in discussione le nostre certezze di uomini progrediti". |
Un ecosistema vivente
Da anni lavoriamo nei vigneti cercando di salvaguardare e lasciare esprimere al massimo la biodiversità, seminando tra i filari favino, veccia, pisello, erba medica e lasciando prosperare le essenze spontanee.
Rispettiamo la fisiologia della vite: non cimiamo, potiamo rispettando la naturale propensione alla ramificazione, non defogliamo, non lavoriamo il sottofila se non attraverso una schiacciatura con i piedi o un taglio manuale delle infestanti in eccesso. Non concimiamo, trattiamo solo con zolfo e piccole dosi di rame. Utilizziamo tisane di ortica ed equiseto; in autunno e primavera spruzziamo i preparati biodinamici 500 (cornoletame) e Fladen (Maria Thun) della Fondazione Le Madri.
Nei nostri poderi non vi è mai monocoltura: boschi, siepi, alberi, canneti, erbai si alternano ai seminativi (dove le giuste rotazioni e le lavorazioni leggere mantengono la fertilità), agli oliveti (che non vengono trattati), ai vigneti.
Concepiamo l'agricoltura come un ecosistema vivo, in equilibrio tra l'energia del selvatico e la forza dell'umano.
Rispettiamo la fisiologia della vite: non cimiamo, potiamo rispettando la naturale propensione alla ramificazione, non defogliamo, non lavoriamo il sottofila se non attraverso una schiacciatura con i piedi o un taglio manuale delle infestanti in eccesso. Non concimiamo, trattiamo solo con zolfo e piccole dosi di rame. Utilizziamo tisane di ortica ed equiseto; in autunno e primavera spruzziamo i preparati biodinamici 500 (cornoletame) e Fladen (Maria Thun) della Fondazione Le Madri.
Nei nostri poderi non vi è mai monocoltura: boschi, siepi, alberi, canneti, erbai si alternano ai seminativi (dove le giuste rotazioni e le lavorazioni leggere mantengono la fertilità), agli oliveti (che non vengono trattati), ai vigneti.
Concepiamo l'agricoltura come un ecosistema vivo, in equilibrio tra l'energia del selvatico e la forza dell'umano.