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Renato Borsoni

​Renato Borsoni nasce nel 1926 a Santa Maria Nuova (An). Trascorre la fanciullezza prima a Cupramontana e poi a Jesi. 
​Dopo la maturità classica si iscrive al Politecnico di Milano (facoltà di architettura), e contemporaneamente frequenta circoli culturali e ambienti teatrali della città, e si avvicina all' esperienza grafica razionalista. Nel '53 sposa l'attrice Marisa Germano. Ha due figli, Corrado e Camilla, entrambi architetti. 

Apre nel '61 uno studio di grafica associandosi prima a Franco Pozzi, poi a Ubaldo Mutti, con il quale il sodalizio è proseguito fino al 2001. Oggi è titolare con il nipote Luca di Advertising Studio Borsoni, più longevo laboratorio di grafica pubblicitaria della città, il cui archivio è raccolto all'interno della Fondazione Micheletti per essere predisposto alla consultazione. Gran parte della storia della città, non soltanto civile ma anche politica, industriale, commerciale passa per lo studio Borsoni, le cui campagne diventano immagini indelebili della memoria storica di Brescia.  Sul suo lavoro di grafico pubblica nel '93 Giorni di Carta, edito laQuadra. 
Alcuni dei suoi lavori sono parte di collezioni esposte in gallerie d'arte contemporanea, quali Punta della Dogana a Venezia, sede della Fondazione François Pinault, e il Museum of Modern Art (MoMA) di New York. 
Teatro e grafica si alternano per tutta la vita di Renato Borsoni, in un'altalena professionale tuttora non risolta, anzi complicata da molti altri interessi, non ultimo quello per la politica. 
Partecipa nel '52 alla nascita del Piccolo Teatro della Città di Brescia - prima cooperativa italiana nel settore, e con largo anticipo.  Nel 1961 è uno dei sette fondatori del gruppo teatrale della Compagnia della Loggetta, che guiderà sino alla trasformazione in Centro Teatrale Bresciano (1975), di cui sarà direttore fino al 1988, anno delle sue dimissioni per protesta contro il cinismo della lottizzazione. 
Accanto a Borsoni, protagonista della stagione della Loggetta nasce e cresce un gruppo di attori affiatato - del quale fa parte anche la moglie Marisa Germano - con il segno inconfondibile della regista Mina Mezzadri, che rappresenta tutt'oggi la prima e unica forma di 'ensemble' mai realizzata coerentemente a Brescia. Durante il periodo della contestazione al teatro ‘ufficiale' e alla figura del regista, la Loggetta assorbe i fermenti della scena italiana: assume aspetti collettivistici e ospita i grandi nomi della sperimentazione, quali Robert Wilson, il Living Theatre, Carmelo Bene, Mario Ricci… Nel '68 la Loggetta, travolta dalle polemiche dei tempi nuovi e reduce dall'uscita di scena della regista Mezzadri, entra in crisi: resiste tuttavia Borsoni che dà vita nel '74 al Centro Teatrale Bresciano, che fa di Brescia una delle tredici città d'Italia con un teatro stabile. Nella freddezza cittadina, decolla una straordinaria stagione, che vede imporsi il Ctb come modello di riferimento per la cultura teatrale italiana e lo rende noto anche fuori d'Italia. Del Ctb Borsoni è il primo direttore artistico: dalla fondazione nel '74 al 1988, quando una nuova gestione, frutto di un cambiamento politico locale - era l'epoca del Caf, l'asse Craxi, Andreotti, Forlani - spezzò il magico equilibrio su cui poggiava il rapporto tra direzione e amministrazioni e chiuse la lunga stagione della ricerca di nuovi linguaggi che aveva caratterizzato la Loggetta prima e il Ctb poi. 
Nel 1989 è consulente del Teatro Stabile di Palermo (Teatro Biondo) e dai primi anni '90 fino al 2000 lavora alla costruzione del nuovo Teatro Stabile della Regione Toscana con sede al Metastasio di Prato, del quale è prima condirettore con Massimo Castri, poi direttore unico. In tutto l'arco degli anni '90 lavora a una serie di grandi spettacoli che sono restati nella storia del teatro contemporaneo: tra Teatro Metastasio e il Teatro Fabbricone sono andati in scena, tra l'altro, Ifigenia in Aulide di Euripide, Fede speranza carità di Horvath, Orgia di Pasolini, Gli innamorati di Goldoni, del quale è stata realizzata in tre serate l'intera Trilogia della villeggiatura, impresa mai tentata in precedenza nel teatro di prosa. 
Dal marzo 1998 è membro della deputazione della Società del Teatro Grande di Brescia, poi presidente fino al giugno 2010, quando nasce la Fondazione di cui è nominato vicepresidente e della quale era, fino ad oggi, consigliere di amministrazione. 
Negli anni ’80 ricopre incarichi, anche istituzionali, nel partito comunista e nel partito democratico della sinistra.
Nel 2009 pubblica Lo scrimine nella collana ‘I minuti', breve scritto seguito dalla pubblicazione nel 2010 di Fiezze scomposte, edito laQuadra. Nel 2012 sempre con laQuadra pubblica Mina, ritratto della celebre regista bresciana. 
Nel dicembre 2013 è ritratto nel docufilm Memorie-Un racconto al Grande prodotto dalla Fondazione del Teatro Grande, con la regia di Maria Mauti e Giovanni Giomi. 
Per il quarantesimo anniversario della strage di Piazza della Loggia, firma il francobollo - emissione filatelica tirata in 2,7 milioni di esemplari- riprendendo il manifesto da lui creato in commemorazione della medesima nel ’75. 
Nel 2014 riceve dal presidente della Camera dei Deputati Laura Boldrini il Premio Speciale Vallesina alla carriera. È uscito a ottobre 2014 il suo ultimo scritto Un pirata allo specchio, edito Grafo. 
Si è spento nella sua casa di Brescia la mattina del 2 marzo 2017, il giorno dopo il suo 91-esimo compleanno
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L'incontro

Renato Borsoni amava Cupramontana in modo speciale, e qui tornava ogni anno con la sua numerosa e straordinaria famiglia. Quando arrivava a Cupramontana risiedeva a La Distesa: Renato e Marisa, accompagnati sempre dalla figlia Camilla e da un andirivieni di nipoti, amici, ospiti che non mancavano mai di venire a trovarlo e ai quali Renato offriva sempre il nostro vino.
Non è facile per noi raccontare Renato... 
Non è mai stato solo un ospite, è stato un amico, una persona dalla cultura straordinaria e con un sorriso che non è mai venuto meno, neanche quando stava male. Renato aveva l’entusiasmo che molti ventenni di oggi si sognano, parlava di politica e di letteratura con la stessa luce negli occhi, era un grande ascoltatore dei nostri progetti e anche i più folli lo hanno sempre trovato solidale e affettuoso. Il suo giudizio per noi ha contato sempre molto. 
Agosto era il suo spazio, il suo momento. Arrivava Renato ed eravamo certi che per qualche settimana la nostra casa si sarebbe popolata di giornali, libri, radio sempre accesa, racconti e battute sagaci sul PD…
Qualche tempo prima della sua scomparsa ci ha regalato il nuovo logo de La Distesa. Da grafico che ancora faceva tutto a mano, ha disegnato due tratti che racchiudono a pieno il nostro senso e il nostro spazio, e di questo gli saremo sempre grati.
Renato a noi manca terribilmente. Ma sappiamo che è qui. Lo vediamo seduto in giardino a leggere il giornale, col panama bianco e le fiezze sempre scomposte.

La Distesa - Via Colonara 1, 60034 Cupramontana. Le Marche. Italia. 
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